martedì 15 maggio 2007

A che serve questo governo? Che ci state a fare? Rassegna stampa sull'incontro di Rifondazione con gli operai di Mirafiori

Il porta a porta di Rifondazione Con gli operai, davanti alle fabbriche
Partita ieri da Mirafiori la campagna del Prc «Facciamo il vostro gioco». Quello dei lavoratori
di Manuela Cartosio, da "il manifesto", martedì 15 maggio 2007

Torino. «Che ci state a fare in un governo che va bene per Montezemolo, non per noi lavoratori?». «Via Berlusconi, vi siete seduti sulle poltrone e avete arrotolato le bandiere». «Dove l'avete raccattato 'sto Padoa Scioppa che vuol farci venire a lavorare con le stampelle? Una settimana di cura qua dentro e sulle pensioni cambia idea». «Siete tutti uguali. Parole, parole, parole...». «Io so che siete diversi, ma cristo fatela vedere la differenza». «Non mi è piaciuto proprio il trattamento che avete riservato a Turigliatto». «Da quando la sinistra parla male della Juve, io con voi ho chiuso». Tutto abbastanza prevedibile: gli operai, e le operaie, di Mirafiori sono tipi spigolosi e bruschi di natura. Dopo un anno di governo Prodi, con le pensioni strette tra scalone e scalini, la delusione acquisce la loro scontrosità.Dunque, sia lode a Rifondazione che ieri ha iniziato da Torino il suo scomodo porta a porta. Niente poltroncine bianche, maggiordomo e dling dlong, le porte essendo quelle di fabbriche e uffici. Una trentina di esponenti del Prc - dal segretario Franco Giordano ai capigruppo Migliore e Russo Spena, dal responsabile lavoro Maurizio Zipponi al ministro Paolo Ferrero - si sono presentati al cambio turno agli ingressi di una quindicina di fabbriche in città e nell'hinterland. Hanno distribuito il volantino che illustra la campagna «Facciamo il vostro gioco», scandita su quattro temi: salario, pensioni, sanità, casa. Sono i capitoli a cui destinare il grosso (7 miliardi e mezzo) del «tesoretto» perché - dice Rifondazione - «E' l'ora del risarcimento sociale».Alla Porta 2 di Mirafiori, quella delle carrozzerie, c'erano Giordano e Ferrero. Il primo più attivo nel cercare d'agganciare i lavoratori, il secondo più schiscio, reduce da un'ora passata all'ufficio comunale di Pinerolo per rinnovare la carta d'identità. «Un'ora ben spesa perché in coda all'anagrafe si capiscono i problemi veri delle persone, il mondo non è quello degli editoriali dei giornali». Ben spesa anche l'ora di «ascolto» alla Porta 2: molti operai tirano dritto, ma anche i silenzi parlano. Parlano di una crescente «disaffezione» della classe operaia verso la politica. «Siamo al bordo», ammette Ferrero, recuperare i lavoratori alla politica e alla sinistra «dipende da quel che facciamo noi al governo».Le pensioni fanno la parte del leone nei discorsi di chi si ferma. «Ho 37 anni di marchette», dice Vincenzo Gargano, 54 anni, «mio figlio non ne ha manco una, lavora due giorni e poi lo lasciano a casa, gli devo passare 50 euro la settimana. Un governo che fa star male tanto i padri che i figli non è di sinistra. Io continuo a credere in voi, però...». I «privilegi» dei politici, gli stipendi e le pensioni grasse dei parlamentari, tornano in tanti capannelli. Un pensionato, militante di Rifondazione, è venuto apposta da Bardonecchia per dire al suo segretario «Franco, su questo dovete dare un segnale e che sia forte». I delagati (della Fiom) raccontano che il malcontento dei lavoratori si scarica tutto sulle loro spalle, «quando avete votato la finanziaria, ne hanno dette di tutti i colori contro Bertinotti». Una brunetta di 31 anni, 10 in Fiat, divide equamente le sue rimostranze contro Rifondazione - «vi ho votato ma non mi beccate più» - e contro il sindacato: «Quando c'è il governo di sinistra, beve tutto». Allora, meglio che governi la destra? «No, per carità. Io Berlusconi non lo posso vedere», inteviene uno con la maglietta della Tnt, «però gli scioperi e le manifestazioni si devono fare anche contro il governo Prodi». Si fa avanti un fresco ex diessino. E' il più speranzoso: «Proviamoci ancora, adesso c'è questa occasione di una forza vera di sinistra...». Un assist per Giordano che ci salta dentro: «Per questo proponiamo un patto di azione a tutta la sinistra radicale che sia spendibile subito, per redistribuire a fini sociali il tesoretto. Se i soldi li vogliamo dare agli operai, la chiamano assistenza. Invece quelli che danno alle imprese sono sostegno alla produzione. Questo vocabolario è sbagliato, non è il nostro». Siamo stati gli unici a criticare la ripartizione del cuneo fiscale, ricorda Giordano. «Però poi il regalo l'hanno incassato solo i padroni. Io prendevo mille e cento euro un anno fa e altrettanto prendo adesso», obietta un operaio che prevede: «Finirà così anche con le pensioni. Rifondazione dirà che non è d'accordo, poi voterà gli scalini per non far cadere il governo». «Non voteremo niente che non sia nel programmo dell'Unione», replica Giordano.Alla fine l'operaia Maria Antonietta offre qualche consolazione al segretario: «C'è delusione, ma io di Rifo continuo a fidarmi. Tenete duro, non lasciateci in mano a Fassino e a Rutelli».Poi svelti a casa o «alla catena».

da "La stampa", lunedì 14 maggio 2007
Il ministro Ferrero a Mirafiori tra i malumori degli operai
In gran parte frettolosi e indifferenti, molti arrabbiati, pochissimo disposti al colloquio. Così gli operai dello stabilimento Fiat di Mirafiori hanno accolto il ministro della Solidarietà Sociale
TORINO«Siamo qui per verificare che le nostre proposte siano anche quelle dei lavoratori». Così il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha spiegato la sua presenza, con il segretario di Prc Franco Giordano, oggi ai cancelli di Mirafiori, dove entrambi hanno distribuito volantini e pieghevoli che riassumono le richieste del partito sui temi economici e sociali.Ferrero e Giordano hanno incontrato gli operai al cambio di turno nel primo pomeriggio, registrando malumori nei confronti dell’ azione di governo e anche una certa indifferenza da parte dei lavoratori. «Gli operai - ha commentato Ferrero - hanno ragione a chiedere più fatti, i tempi del cambiamento sono troppo lunghi: dopo un anno di governo le buste paga sono sempre le stesse, chi era precario continua ad esserlo. Bisogna fare presto e bene. Chiediamo che il governo rispecchi il programma».


di Fabio Sebastiani, da "Liberazione", martedì 15 maggio 2007
Fiat, al cambio turno. Rc e operai disillusi
Pensioni, precarietà: tira aria di sciopero. I lavoratori riconoscono l'impegno di RifondazioneMa, dicono, attenzione, il tempo sta per scadere e ancora non è successo niente

Torino, dal nostro inviato. «Vi diamo il mandato a far cadere il governo se succede qualcosa di strano sulle pensioni». Angela ha alle spalle quasi trent'anni di Fiat. Esce dalla porta 2 con una busta di plastica in mano e i capelli ravviati come può. Sono da poco passate le tredici e trenta. Deve correre a casa. Ha da dare il cambio al marito e poi attaccarsi al telefono per prenotare un esame alla Asl, ma si ferma volentieri a scambiare quattro chiacchiere con il segretario del Prc Franco Giordano, prima, e poi con il ministro Paolo Ferrero. Di Fiat, e di "carrozzeria", non ne può davvero più. Prolungarle la permanenza anche solo un giorno sarebbe una crudeltà inenarrabile. «Se così fosse chiedo che stacchino la spina come a Welby», dice scherzando. «E' come l'accanimento terapeutico. E' una crudeltà aggiuntiva». Il Partito della Rifondazione comunista ha deciso di aprire direttamente dai luoghi di lavoro la sua campagna sul "Risarcimento sociale", una sorta di "fase tre" del governo Prodi, dopo l'inizio entusiastico e pieno di speranze e il grigiore dei "dodici punti". Ora si tratta di ritornare alla sostanza del programma grazie al quale l'Unione ha vinto le elezioni. E per farlo occorre sottolineare di nuovo all'opinione pubblica le radici vere della coalizione. A Torino, il Prc ieri si è mobilitato davanti a 25 siti produttivi. Venticinque cancelli dove ha distribuito volantini e incontrato i lavoratori. "Ascoltare, proporre, mobilitare", sono le tre parole chiave della giornata. «Perché è il nostro metodo di lavoro», chiarisce il segretario del Prc nel corso della conferenza stampa convocata nella sede della federazione torinese. Il bilancio della giornata tutto sommato sarà positivo. A Rifondazione comunista i lavoratori riconoscono la volontà e l'impegno. Ma, aggiungono, il tempo sta per scadere. I risultati concreti devono arrivare senza troppi indugi. Il clima generale del paese non può più essere quello della "perenne immodificabilità". Nessuno riconosce più al centrosinistra di nascondersi dietro il dito della lotta al governo Berlusconi. Alla "Porta 2" di Mirafiori ad un certo punto minaccia di piovere. Al cambio turno delle 13.30 passano da qui circa mille lavoratori. Si affrettano ad entrare, ma i volantini vanno via ugualmente. A distribuirli ci sono, oltre ai militanti della federazione torinese, Giordano e Ferrero, entrambi circondati da un folto gruppo di giornalisti. Anche per le "scontrose" e "distanti" tute blu della Fiat alla fine la politica conta ancora qualcosa. In quei fogli a colori e dalla grafica invitante ci sono scritte nero su bianco le proposte di Rifondazione comunista su pensioni, salari, precarietà, casa, sanità , tfr, fisco, Meridione. Lo "scalone", e gli "scalini", sono gli argomenti più gettonati. Nessuno è disposto a concedere anche solo un minuto di più. «Lo scalone va abolito e basta. E' per questo che vi abbiamo dato il voto», dice Luca. «E' questo che dovete fare», aggiunge. E per quanto riguarda il Tfr non è che per i fondi si prepari questa grande successo, anzi. Angela dice che i soldi è meglio tenerseli in tasca. Qualcun altro mugugna ad alta voce: «La politica fa schifo»; «Questa scena l'abbiamo già vista»; «Siete qui perché cercate un voto?». Altri sono ugualmente critici ma perlomeno si confrontano. «Ho votato l'Unione», dice Tommaso. «E ancora non è successo niente. Quanto dovrò ancora aspettare?». Sulle pensioni qui alle carrozzerie tira aria di sciopero. Il ministro Ferrero con il suo bel pacco di volantini in mano non ha nessuna difficoltà ad ammettere che «fanno bene». «I lavoratori sono disillusi e il governo farebbe bene a tenerne conto», aggiunge davanti ai giornalisti. Ma anche sul salario non è che la cosa vada molto meglio. I metalmeccanici sono impegnati in un rinnovo contrattuale in cui hanno chiesto appena 147 euro. Nella maggioranza dei casi la loro busta paga supera appena i mille euro. Dai cosiddetti sgravi fiscali sono stati molto delusi. Il primo confronto che fanno è con i "salari" dei deputati. «Basta con questa disparità. Fate qualcosa di eclatante per rimettere in equilibrio la situazione». Franco Giordano parla delle proposte del Prc. Su questo è pronto a prendersi i suoi impegni. E' anche su questi terreni che va misurata, aggiunge, «l'utilità sociale della sinistra». La discussione si fa più pacata, ma non per questo lontana da altri temi spinosi come i conflitti internazionali. La permanenza in Afghanistan non trova nessun entusiasmo. Qualcuno ricorda poi al segretario del Prc anche l'impegno preso sulla precarietà. Nei racconti viene fuori una "atipicità" che non finisce di sorprende e di interrogare. «Mio figlio, che lavora da precario da anni nella pubblica amministrazione, non ce la fa più con questo clima di attesa perenne - racconta Claudio, tuta blu della Fiat che ormai ha davanti a se pochi anni fino alla pensione -. Tanto valeva non promettere niente. Se ne sarebbe fatto una ragione». E' un po' lo stesso clima che si respira negli altri siti produttivi dove sono presenti quote consistenti di contratti a tempo determinato. Alla lontananza dalla politica dovuta al cambio generazionale si aggiunge anche la rabbia per una condizione di cui non si vede uno sbocco concreto. E' così alla Wind di Ivrea, ma anche alla Iveco, sempre a Torino. Alla "Porta 2", infine, non mancano le battute polemiche anche all'indirizzo degli altri ministri. «Mandateci Tommaso Padoa Schioppa a lavorare qui anche soltanto per una settimana», dice uno. «Meno molto meno. In un giorno avrebbe già capito tutto», gli fa eco un altro.15/05/2007


di Claudio Jampaglia, da "Liberazione" di martedì 15 maggio 2007
Cipputi, il ministro e il segretario
La giornata sta tutta qua. Un partito a raccogliere la voce dei lavoratori: salari eppoi casa, servizisanità, beni comuni. Un punto decisivo della partecipazione di Rifondazione comunista al governo

Torino dal nostro inviato. Finora. La partecipazione di Rifondazione al governo - e la sfida che da ieri ha lanciato - è traducibile con una sola parola: finora. Lo ripete Franco Giordano, più volte, marcandolo con la solennità di uno spartiacque: «Finora Prodi ha avanzato proposte che abbiamo condiviso». Finora il Premier ha scritto al Corriere per annunciare la "restituzione" ai cittadini della crescita economica - perché di risarcimento sociale parla solo il Prc - ma "finora" non ha smentito Tommaso Padoa Schioppa (Tps) all'offensiva a testa bassa per dare tutto ai conti (7,5 miliardi dell'extragettito fiscale) e poco alla gente (2,5 miliardi a fronte di voragini decennali in tutti i servizi e di salari penultimi in Europa). La partita è tutta qua, pura politica. E stavolta non c'è mediazione che tenga, ci vuole un segnale chiaro e forte. Si chiama "efficacia sociale del governo" ed è tutto ciò che interessa a Rifondazione o se preferite è tutto quello che riguarda il rapporto tra la sinistra (tutta) e i lavoratori, «gli azionisti di riferimento del governo». Ieri, Torino. La città industriale che fu e rimane davanti ai cancelli di una ventina di aziende, dall'industria ai servizi, fino al Comune a tarda sera. Davanti a Mirafiori le tute blu non ci sono più, sono state sostituite dalle "polo blu", le magliette con bandiera italiana, marchio dell'azienda e reparto che molti operai usano. Si sono presi anche la divisa, l'identità fuori. La giornata sta tutta qua. Un partito con tanto di segretario, deputati, senatori, un ministro, a raccogliere la voce dei lavoratori in quella che Maurizio Zipponi chiama «la verifica delle posizioni di Rifondazione con le attese dei lavoratori». Oggi su salari e pensioni, ma riguarderà anche casa, servizi, sanità, beni comuni. Sarà così per quattro settimane. Perché siamo a un punto decisivo della partecipazione di Rifondazione al governo. «Non voteremo mai in un modo che non ci convince», aveva detto il segretario di Rifondazione prima di incontrare, dialogare, polemizzare e sudare la camicia di giornata davanti ai cancelli di Mirafiori. Dopo, potrebbe essere ancora più esplicito, perché è chiaro che chi ha ancora voglia di fermarsi a parlare con "il politico", di quelli con la falce e martello sulla bandiera, chiede più concretezza e durezza. Popolo o governo.«Ed è per questo che siamo qua, perché lo spostamento dell'asse di governo da Padoa Schioppa a noi, dipende da loro», spiega Paolo Ferrero, probabilmente uno dei primi ministri della Repubblica a distribuire pacchi di volantini davanti a una fabbrica; «dipende da quello che succede nel paese, perché la discussione politica è una cosa, la realtà vissuta e i bisogni un'altra. E noi dobbiamo fare in modo che coincidano». Quindi siamo al dunque anche nel Consiglio dei ministri? «Diciamo che dopo un anno di governo che non ha stangato i lavoratori, ma nemmeno migliorato la loro condizione, ci vuole un segno chiaro e netto. E se dovessi dire cos'è veramente decisivo, direi le pensioni», continua Fererro. A sentire i lavoratori semrba aver ragione, ma si fermano soprattutto i più stagionati. Ma c'è un punto più generale ancora: se Cipputi finisce con l'ombrello di dietro, il ruolo dei comunisti al governo finirebbe ne più ne meno come quello di altri, perché "a parole sono buoni tutti ..." dicono in tanti. E a ogni cancello la morale è la stessa: "Cosa cambia con la sinistra al governo?". C'è chi lo dice come accusa, chi come speranza, chi come rivendicazione della fiducia riposta nell'urna. «Il punto è ancora più decisivo perché oggi quello che conta è ciò che ottieni», dice Ferrero tra una volantino e l'altro, «è evidente, possiamo raccontargli quello che vogliamo, ma siamo al dunque». La maggioranza di quelli che escono dalla porta 2 non riconoscono il ministro - ed ex "collega" operaio - e quando gli dici che è un ministro a volantinare in beata solitudine al cancello, ridono come se li prendessi in giro... "Mica siamo su Scherzi a parte".Lo scarto tra la politica e la società è tutto qua, davanti ai cancelli di Mirafiori, dove palpitano in pochi per i simboli e le bandiere e in tanti vogliono solo concretezza. E il risarcimento sociale è questo. Come i 147 euro della piattaforma dei metalmeccanici che Montezemolo & Co. ritengono "immorali" quanto i soldi per le pensioni più basse, per gli statali, per gli asili nido, per gli ospedali... «Perché - chiede Giordano - se le risorse pubbliche vanno alle imprese si chiamano produttive, mentre quelle che vanno alla redistribuzione sono catalogate come assistenza? Mi sembra francamente ingiusto. E non ci dicano che i metalmeccanici chiedono troppo. I tedeschi sono riusciti a chiudere un accordo ben oltre l'inflazione programmata e se due ministri dell'economia di Francia e Germania dicono all'Europa che uno dei suoi principali problemi è che la produttività di questi anni, non si è tradotta in sufficiente redistribuzione, allora è anche troppo responsabile il nostro atteggiamento». In Francia governa la destra, in Germania c'è la Grosse Koalition. Qui da noi si blatera di "massimalisti" al governo a casaccio. A meno che lo scopo sia sempre il solito: dare le briciole agli ultimi, a chi paga le tasse, a chi ha diritti sociali ed economici garantiti dalla parte della Costituzione dimenticata e poi che si mangino tra di loro. Per questo bisogna agire, ora. E se c'è una costituenda unità a sinistra che batta un colpo, perché è il momento di portare a casa un risultato per i lavoratori. E questo è il modo in cui si costruisce la loro rappresentanza, lo dice tutta Rifondazione, ma soprattutto lo dicono loro, quelli che escono dai cancelli di Torino, Chivasso, Ivrea, Settimo...15/05/2007